lunedì 1 febbraio 2010

"Angelus Novus" e il soffio della storia

(Paul Klee, Angelus Novus, acquerello su tela, 1920)

C’è un quadro di Klee che s’intitola Angelus Novus. Vi si trova un angelo che sembra in atto di allontanarsi da qualcosa su cui fissa lo sguardo. Ha gli occhi spalancati, la bocca aperta, le ali distese. L’angelo della storia deve avere questo aspetto. Ha il viso rivolto al passato. Dove ci appare una catena di eventi, egli vede una sola catastrofe, che accumula senza tregua rovine su rovine e le rovescia ai suoi piedi. Egli vorrebbe ben trattenersi, destare i morti e ricomporre l’infranto. Ma una tempesta spira dal paradiso, che si è impigliata nelle sue ali, ed è così forte che gli non può chiuderle. Questa tempesta lo spinge irresistibilmente nel futuro, a cui volge le spalle, mentre il cumulo delle rovine sale davanti a lui al cielo. Ciò che chiamiamo il progresso, è questa tempesta.
— Walter Benjamin, Tesi di filosofia della storia (1940)
In questo acquerello molto vede Walter Benjamin della sua visione del mondo, come ben spiega Alessandro Alfieri (supereva.it): Angelus Novus diventa per lui l'emblema di un presente che, solo, può dare senso al passato – oscura tragedia di morte –, con la forza redentrice costituita dalla memoria. In un mondo senza dèi né miti, soltanto l'umana, libera attenzione rivolta alla storia può dare ragione agli sconfitti, e preparare la strada per una salvezza più piena, che ancora deve venire.
Ma ritorniamo all'analisi del dipinto. «Questa tempesta lo spinge [l'angelo] irresistibilmente nel futuro»: ecco un pensiero che mi sta molto a cuore, perché il mio ascoltare echi dal passato non rimanga contemplazione di rovine – magari tali solo nella mia memoria –, ma sia sprone per un futuro progettato consapevolmente. Mi viene in mente allora – quasi a compimento della speranza di Benjamin –:
A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, concedimi di andare a seppellire prima mio padre». Gesù replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu va' e annunzia il regno di Dio».
Vangelo secondo Luca, IX, 59-60
 Il passato non è rifiutato da Gesù. Anzi, è il sostrato e il contesto in cui il chiamato ha vissuto finora; ma dalla chiusura a riccio sul passato (testimoniata dal reciprocarsi e tramandarsi delle pie pratiche di sepoltura) egli chiama a liberarsi, per accogliere una nuova prospettiva — «il progresso», «il regno di Dio».

… allora l'uomo dice: «mi ricordo».

Continuamente si stacca un foglio dal rotolo del tempo, cade, vola via – e improvvisamente rivola indietro, in grembo all'uomo. Allora l'uomo dice: «mi ricordo».
— Friedrich Nietzsche, Considerazioni inattuali, Sull'uso e l'abuso della storia per la vita (1874), I
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